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10 anni, non 2000 certo, ma comunque un discreto intervallo di tempo. 10 anni per arrivare a conclusione di un titolo che rappresenta uno dei capitoli più importanti della storia dell'animazione e non solo.

"Attacco dei Giganti" nasce con un'idea, estremamente ambiziosa, estremamente arrogante; quella di volerci urlare nelle orecchie come si vive nel mondo reale, onde evitare di ritrovarci alla fine dei nostri giorni rendendoci conto di essere semplicemente sopravvissuti. L'idea in questione vive e prende forma dalla premessa che a differenziare i due concetti sia una sola ed unica cosa: la libertà. Vero? Falso? Chissà, forse è davvero così.

Spendiamo due parole per il "povero" Kenny, che ci ricorda che comunque la sopravvivenza rimane una scelta, basta trovare qualcosa di cui ubriacarsi e il gioco è fatto. Non ce ne abbia a male, ma noi siamo qui per raccontare la storia di chi ha scelto di vivere.

Eren Jaeger, nel suo essere un "semplice idiota", diventa il nostro capro espiatorio, il nostro fac-simile, il nostro prototipo. Non è che un semplice essere umano, che può fare cose che altri non fanno, certo, ma che vive comunque con i suoi dubbi, le sue paure, le sue volontà; un umano che vive in un mondo non troppo diverso dal nostro, attanagliato dalla guerra, quella roba brutta che tutti odiano, ma che tutti continuano imperterriti a fare: umanità contro umanità, malgrado l'umanità. Non esistono vincitori; 2000 e passa anni e ancora nessuno sembra averlo capito, e comunque chi lo capisce fa finta di niente.

Domanda da un milione di dollari: perché ci si fa la guerra? Paradossalmente pare che sia perché, strano a dirsi, siamo liberi di farla. Per una risposta più approfondita si prega i gentili lettori di visionare l'episodio intitolato "Violenza efferata".

"Questo mondo è estremamente crudele, ma anche bellissimo." "Facile a dirsi finché non arriva qualcuno che ti ammazza", direste voi, e avreste ragione. Eppure è così. L'esistenza stessa del male è chiara testimonianza dell'esistenza del bene. Andare avanti è l'unica cosa che veramente possiamo fare, andare avanti fino alla morte. Non me ne vogliano i milioni di vittime innocenti che nel corso dell'esistenza umana hanno pagato il "desiderio di libertà" di qualcun altro, non si vuole sminuire in alcun modo quella che sarebbe state la vostra vita "what if", anzi, si vuole sottolineare che proprio perché non sappiamo quanto è il tempo che abbiamo a disposizione, fate tesoro di ogni singolo istante, fate sì che il vostro ultimo messaggio sia un messaggio d'amore. Dobbiamo combattere, ma non sempre possiamo vincere, ahi noi, perciò è vietato scordarci perché.

"Attacco dei Giganti" altro non è che una tetra, dolorosa a vedersi, allegoria della natura umana nel suo stato più primordiale, quello dominato dal solo istinto di sopravvivenza. "Attacco dei Giganti" ha provato a mostrarci che condensare un immenso potere in qualcuno che non vuole altro che essere libero, comunque non basterebbe a renderlo libero; ha provato a mostrarci che siamo tutti diversi, verissimo, ma anche se avessimo una mente a sciame, comunque non basterebbe a renderci uguali; ha provato a mostrarci che, nonostante tutto, dobbiamo combattere, non perché sia la scelta giusta, ma perché non vi sono alternative.

Ci ha mostrato, e questa volta con assoluta chiarezza, che i nostri nemici, i nostri demoni - Gabi docet - sono solo dentro di noi, non davanti a noi.

Ora, potrei spendere decine di migliaia di parole per raccontare la - passatemi la banalità - bellezza di questa maestosa opera, ma non credo sia necessario, è lampante e palese davanti a noi, e poi finirei per peccare di tracotanza, e non voglio farlo.

Quel che ho a cuore di esporre sotto i fari, quel che è per me il valore aggiunto di questo titolo, quel piccolo filo d'erba in un immenso prato che io ho scelto di raccogliere, sono Gabi e Falco. Non servono tanti manifesti; semplicemente basta notare come lì, in mezzo alla morte, letteralmente, Falco ha in testa solo una cosa, l'unica che davvero conti per lui, il suo genuino amore per la piccola Gabi. Perché con la loro innocenza grezza, con l'arroganza di Gabi e la gentilezza di Falco, con i loro sbagli e i loro rimpianti, con i loro tanti anni ancora da vivere - si spera insieme - questa storia ci mostra che esiste una "mezza via d'uscita", esiste una sorta di legge universale che soverchia qualsiasi altra imposizione, naturale o artificiosa che sia, e che dà un senso a quella continua, malata, ossessiva ricerca di libertà che andiamo decantando, e cioè che se proprio devi combattere, per l'amor di dio non dimenticare mai di farlo per difendere le persone che ami.