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8.0/10
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"Il futuro, probabilmente il Giappone. I robot sono stati utilizzati da tempo nella pratica e gli androidi sono appena entrati in uso".

Così l'incipit di ogni episodio della serie anime "Eve no Jikan" ("Time of Eve"), sei episodi andati in onda tra l'estate del 2008 e quella del 2009, a firma del regista Yasuhiro Yoshiura di cui ho già visto la sua opera più recente ossia "Sing a bit of Harmony" (2021).

Quasi un auspicio, un'utopia positiva ancora da realizzarsi ma cui l'umanità dovrebbe tendere...

L'imprinting di Time of Eve mi ha ricordato un po' quello della sua opera più recente: slice of life in salsa fantascientifica che partendo dalla narrazione delle interazioni più semplici e quotidiane tra IA e umani porta lo spettatore a riflettere su temi non solo legati alla fantascienza ma anche alla discriminazione di macchine senzienti e capaci a loro modo di autodeterminarsi nei loro processi di volizione, senza essere legati esclusivamente alla esecuzione di ordini umani, mantenendo comunque fede agli stingenti limiti delle leggi della robotica.

Mi ha nuovamente colpito in senso moderatamente positivo il regista con il suo stile molto pacato in cui i robot/androidi e in generale le IA sono al servizio degli umani senza nessun tipo di istinto di ribellione o di sovvertimento dell'ordine precostituito.
E in questo senso ho rivisto, in meglio, un po' l'impostazione di una serie recente, "The gene of AI", che riprende a suo modo lo stile slice of life di "Time of Eve" inclusa la struttura episodica e senza un vero e proprio filo conduttore, sebbene negli episodi finali tenda poi a sviluppare il solito cliché della IA ostile e manipolatrice dell'umanità.
L'idea di una pacifica convivenza tra esseri umani e umanoidi/androidi mi ha sempre affascinato al pari dell'idea di vedere anche la possibilità di interazioni sentimentali tra umani e androidi e tra androidi stessi.

“Ogni spirito profondo ha bisogno di una maschera.” (F. W. Nietzsche)

Di "Time of Eve" mi ha colpito e divertito un particolare aspetto che a memoria non mi è parso di aver ancora visto in altre produzioni animate o manga. Gli androidi interagiscono con gli umani comportandosi come quasi automi e rispondono in modo immediato ai comandi senza discutere. Per essere facilmente distinguibili dagli umani e quindi quando sono in servizio, presentano sopra il campo una sorta di aureola olografica animata. Non mostrano particolari emozioni o espressioni che possano far trasparire ciò che pensano... sembrano in tutto e per tutto "macchine" che obbediscono agli ordini, eseguono senza eccezioni le richieste ricevute e rispondono a tutte le domande che vengono loro formulate senza opinare o discutere.
L'aspetto divertente è che uno dei due protagonisti umani della serie, Rikuo, proprietario di un androide femmina di nome Sammy, scopre che quest'ultima si reca di sua spontanea volontà, in un determinato posto che poi scoprirà essere una sorta di bar senza avvertire il proprietario/padrone e mascherando tale circostanza con la scusa di eseguire delle commissioni fuori casa.

A Rikuo, al suo compagno di classe delle superiori Masaki e quindi anche allo spettatore si apre un mondo completamente diverso da quello tipicamente "master/slave" ottusamente triste delle macchine: il luogo "segreto" non è altro che una sorta di circolo in cui gli androidi si ritrovano per vivere come meglio credono in modo molto o del tutto simile a quello degli umani.
E per farlo spengono quella specie di aureola che li rende come "marchiati" per essere facilmente distinguibili dagli umani. Anche il futuro ci riserva sempre il tema già arcinoto di contrassegnare i c.d. "diversi"...a buon intenditor...

Chiunque entri in questo circolo/locale di ritrovo si troverà in tremenda difficoltà per capire se un avventore seduto ad un tavolo sia o meno un androide... E la regola per gli avventori del caffè è tanto semplice quanto perentoria:
"Regola del Time of Eve: in questo caffè non ci saranno discriminazioni tra esseri umani e robot. Gentili clienti, per favore collaborate. Seguite la regola e buon divertimento."

Il bi-polarismo degli androidi clienti è spiazzante: non solo per i due protagonisti della serie ma anche per lo spettatore. Gli androidi fuori da questa "zona franca" ritornano ad indossare la loro "maschera" di macchine e a comportarsi come automi, celando nel profondo la loro capacità di autodeterminazione e di valutazione del loro comportamento secondo le regole del libero arbitrio. Molto più umano anche degli stessi umani e di una particolare frangia che nella serie appartiene al c.d. Comitato Etico che osteggia l'evoluzione degli androidi ad esseri senzienti e cercando di mantenerli ad un livello di macchine esecutrici.

Il filo conduttore che lega i pochi episodi della serie è l'evoluzione dell'approccio di Rikuo e Masaki agli androidi, rendendosi conto che anche da piccoli si erano comunque affezionati ai loro robot e/o androidi. Non vado oltre per non spoilerare, ma sono molto toccanti alcune scene tra le quali quelle di Rikuo con Sammy quando quest'ultima cambia la miscela del caffè che gli prepara senza che quest'ultimo glielo avesse chiesto, la scena del robot malconcio che termina di funzionare proprio davanti a Rikuo, o quella del robot di Masaki che viene riprogrammato dal padre dopo aver trasgredito ad un ordine... senza contare quando Sammy cambia acconciatura per recarsi al Time of Eve...

Yasuhiro Yoshiura propone pertanto una visione dell'IA molto meno cyberpunk e cupe delle opere anche di animazione più famose sul genere dell'IA. Chi ha apprezzato tra i tanti "Blade Runner", "Terminator", "Matrix", "Ghost in the shell", "Serial Experiments Lain", "Texhnolyze", "Ergo Proxy", ecc. si ritroverà un po' spiazzato dall'approccio positivo e a tratti anche ingenuo con cui vengono descritte le interazioni tra umani e androidi e tra gli androidi stessi. C'è molta meno ontologia e astrattezza e molta più concretezza, realismo, sentimenti e dolcezza.
In un certo senso se nei capolavori della fantascienza l'IA è comunque sempre antagonista dell'umanità, in questa serie (e anche in "The gene of AI") si rovescia l'approccio vedendo le IA dal punto di vista positivo come entità anche senzienti capaci di interagire, comportarsi e provare sentimenti al pari degli umani un po' come in quella serie Live Action "Meglio di noi" di qualche anno fa.

Lo stile grafico va di conseguenza: il chara-design molto semplice e dolce, quasi camuffatorio delle differenze tra umani e macchine. Le ambientazioni sembrano quelle di un mondo attuale, senza macchine volanti, astronavi, voli e missioni spaziali con colori spenti e pastellati nelle ambientazioni fuori dal circolo "Time of Eve" e con colori più vividi e profondi una volta dentro il caffè, quasi a evidenziare la confortevolezza, la positività e la rilevanza dell'ambiente rispetto all'esterno.

Pertanto, più che una serie di fantascienza, "Time of Eve" mi è sembrato uno slice of life dove il messaggio più profondo è maggiormente legato al tema della discriminazione in tutte le sue forme: “chiuderci nelle paure del diverso ci rende persone peggiori” (R. Sidoli) e ahimè "Time of eve" ci dimostra ancora una volta che, vuoi che si tratti di esseri umani o di entità senzienti, l'umanità ricade sempre vittima della paura del "diverso" e nella negazione della tolleranza... Sarà valido anche per le macchine una volta umanizzate?