Lo scorso 18 settembre, invitato da alcuni amici, mi sono recato al Tokyo Game Show, la fiera di videogiochi che si tiene ogni anno al centro Makuhari Messe di Chiba.
Se i miei amici si erano già appuntati diversi titoli di cui aspettano l'uscita con ansia, la mia visita è stata più per curiosità che per altro, dato che non posseggo una console di ultima generazione ad esclusione di un Nintendo 3DS che attualmente è a riposo in attesa dell'uscita del nuovo Pokemon.
E' stata comunque una bella esperienza, di quelle che, visto che sei in Giappone, val la pena di provare per poterle poi raccontare.



Giungere alla fiera dalla prefettura di Aichi non è facile. Dopo un'alzata alle quattro del mattino, uno Shinkansen e due treni, lo scenario che ci si presenta davanti all'uscita della fermata Kaihin-Makuhari della linea Keiyo (circa mezz'ora di treno dalla stazione di Tokyo) è una di quelle cose che solo in Giappone possono accadere. Il percorso di circa dieci minuti che ci separa dal Makuhari Messe è popolato da decine di ragazze in cosplay (splendide quelle in cosplay da Chun Li) che distribuiscono volantini e ventagli promozionali a mai finire. La fila per entrare alla fiera è lunga, il sole batte forte sulla mia pelata e io ho incautamente lasciato il mio fido cappellino dei Chunichi Dragons a casa, ma aspettiamo con calma l'apertura del centro. All'apertura delle porte, che ovviamente avviene all'orario previsto (non un minuto di più, non uno di meno), decine e decine di visitatori provenienti da tutto il mondo continuano a fare la loro fila ordinatamente e senza alcun problema. "Incredibile!" dico agli amici stranieri che aspettavano con me "In Italia già a quest'ora ci si sarebbe picchiati per chi deve entrare prima!".
E così, accolti da enormi cartelloni pubblicitari di Skyrim, entriamo...

Traslandolo ovviamente in scala molto più grande, lo scenario del Tokyo Game Show è simile a quello del nostro Romics: padiglioni al chiuso, tanti stand e tanta, tanta gente. Punto a sfavore: l'interno dei padiglioni è piuttosto buio e la gente è talmente tanta che perdersi è facile. Ma vedere così tanta gente di tutte le etnie concentrata in un solo posto, unita da un hobby comune, è comunque talmente bello che alla folla ti abitui.
Punto a sfavore 2: la Nintendo non c'è, se escludiamo qualche sparuto 3DS in prova per i giochi allo stand della Bandai-Namco, quindi di fatto la fiera è quasi esclusivamente un enorme spot pubblicitario per la Playstation, e chi, come me, non ha mai trattato le console della Sony se non in prestito e fa l'azzardo di presentarsi alla fiera con una maglietta di Super Mario, si trova inevitabilmente un po' spaesato.
Poco male, da divertirsi ce n'è comunque, dato che praticamente tutte le maggiori software house hanno il loro stand: Square-Enix, con enormi pupazzetti di Moguri e Slime che penzolano dal soffitto ed enormi spazi dedicati al nuovo Kingdom Hearts e a Final Fantasy XV; Capcom, con una gigantesca riproduzione di un'orrorifica villa del più recente Resident Evil; Atlus, che mette in bella mostra il nuovissimo Persona 5 e, soprattutto, Sega, che ha dedicato la quasi totalità del suo stand a Yakuza 6. Fra cosplayer a tema e la possibilità di provare il gioco (è molto interessante e rimpiango di non avere la console per poterci giocare), siamo anche incappati in Toshihiro Nagoshi, il produttore della serie, che era ospite allo stand e a cui siamo riusciti a strappare una fotografia.

Era naturalmente presente anche la Bandai-Namco, con uno stand enorme e dedicato anche e soprattutto ai suoi giochi su licenza anime: Dragon Ball, Naruto, One Piece. Ho potuto provare, ovviamente dopo una fila lunghissima, il nuovo picchiaduro in 2D di One Piece per 3DS, e l'ho trovato molto carino.
Allo stand c'erano cosplayer di Trunks di Dragon Ball e persino la doppiatrice Mao Ichimichi, impegnata in una sfida multiplayer, ma fotografare quest'ultima era severamente vietato.

Grandissimo spazio era dedicato alla realtà virtuale della Playstation, ma la folla era così tanta che non siamo neppure riusciti ad avvicinarci, dovendo ripiegare sull'esperienza curiosa e trash allo stesso tempo di provare un... otome game in realtà virtuale, col bishounen di turno che si risveglia dal sonnellino e vuole essere servito e riverito (dov'è la baldanza del buon vecchio Seth di Atlantis, quando serve?) a pochi centimetri dalla tua faccia.
Aldilà del soggetto, sono rimasto particolarmente incuriosito dalle potenzialità di questi giochi in realtà virtuale. Già negli anni '90, quando avevo molto più tempo ed interesse per i videogiochi, l'idea della realtà virtuale si favoleggiava e mi incuriosiva parecchio. Sono molto interessato a vedere come potrà essere sviluppata e usata in vari tipi di giochi da qui in avanti.

Lo spazio dedicato ai negozi offriva i soliti, innumerevoli, gadget di qualsiasi tipo, ma non penso fosse nulla di trascendentale per chi vive in Giappone: gli stessi negozi, con le stesse cose (principalmente gadgettistica di Love Live e simili), li trovi tranquillamente ad Akihabara. Inoltre, a livello personale, sono piuttosto amareggiato dalla totale assenza di gadget dedicati a Street Fighter al negozio della Capcom, quasi interamente dedicato a Monster Hunter.

Per mancanza di tempo non siamo riusciti a vedere l'area cosplay, che sarebbe stata la zona più interessante per me. A parte le varie ragazze immagine che regalavano volantini e ventagli ai passanti, abbiamo visto un paio di cosplayer di Dragon Quest in giro per la fiera, ma alla richiesta di una foto la risposta è sempre stata la stessa: qua no, nello spazio cosplay.
Abituato alle nostre fiere, questo continuo vietare foto qua e là caratteristico dei giapponesi (che vietano anche le foto ai santuari shinto quando non ve ne sarebbe motivo) mi ha un po' indisposto e dato la sensazione di una fiera sì affollata ma un po' fredda, esattamente come il Comiket di agosto, dove la gente si affollava per comprare doujinshi porno e il vip del caso (qui un produttore, lì un famoso fumettista) quasi non viene calcolato.
Ma si tratta di culture diverse, e bisogna scenderci a patti, per quanto difficile che sia.

Dalla fiera sono rimasto un po' deluso. Personalmente preferisco eventi più piccoli ma che ti diano la possibilità di incontrare, intervistare, parlare con autori e gente del settore, piuttosto che il mega casino dei giochi da provare o degli stand da visitare in mezzo alla folla, ma mi rendo conto che una realtà come quella che piace a me, nel riservato e rigido Giappone, è difficile da attuare.