Un buon artista può interessare il pubblico con proposte stravaganti o idee arzigogolate, un ottimo artista riesce a dare una forma unica alle sue intuizioni, arrivando a costruire qualcosa di fortemente caratteristico che non solo è facilmente riconducibile a lui, ma che riesce anche ad incantare il singolo spettatore con la sua magia. Un artista geniale riesce a ripetere questo processo più volte. Che si vogliano considerare o meno i videogiochi delle opere d'arte, la verità è che dietro un titolo del calibro di Ghostwire: Tokyo c'è molto più della semplice direzione di un artista come Shinji Mikami; sviluppare un gioco è molto diverso dal dipingere un quandro, è un lavoro che coinvolge esperti su più fronti, portandoli a collaborare per superare svariate sfide fino alla realizzazione del prodotto che noi fortunati possiamo goderci a pieno. Attribuire la buona riuscita di questo lungo e arduo percorso ad una sola persona è scorretto nei confronti di tutti, tuttavia è innegabile che un buon nome faccia ben sperare e la carriera di Shinji Mikami è da sola un biglietto da visita sufficiente per spingere qualsiasi appassionato di videogiochi a provare Ghostwire: Tokyo pur non sapendone nulla a riguardo.
 

Ghostwire Tokyo recensione


Partendo con Capcom, Shinji Mikami ha creato Resident Evil e Dino Crisis, dimostando non solo di saper fare un ottimo lavoro cavalcando le mode del momento, con zombie e sparatorie, ma di saper osare con stravaganza e creatività portando alla nascita di titoli iconici ricordi dai fan con estremo piacere, non a caso infatti lavorando con Platinum Games Mikami ha contribuito a Vanquish, frenetico action 3D che ha ricordato a tutti cosa significa difficoltà. Con il suo studio, Tango Gameworks, Mikami ha poi stregato i giocatori con The Evil Within, una serie stravagante e accattivante, spaventosa e comica che in una parola sola si può riassumere come geniale. Nonostante il successo generale, Tango Gameworks non ha mai raggiunto l'Olimpo del riconoscimento, forse a causa dello stile eccentrico o magari solo per una questione di risorse non sempre all'altezza, in ogni caso questo potrebbe essere il titolo in grado di portare la casa sotto i riflettori più importanti dato che, in questo deserto di reali esclusive Playstation 5, Ghostwire: Tokyo ha effettivamente gli occhi di tutti i giocatori puntati addosso.

Una strana storia di spiriti, investigazione e magia, il tutto condito con una visuale in prima persona, esplorazione e tanti svolazzamenti per i tetti di Tokyo.

Un incidente all'incrocio, un giovane in moto è ora steso a terra, privo di sensi e apparentemente senza vita. Una manciata di persone osserva la scena, avvicinandosi più per curiosità che per altro, ma è una presenza oscura quella con maggiore interesse verso il motociclista: un alone nero avvolge il giovane ferito, curandolo dalle sue ferite e salvandolo da morte certa. I passanti non hanno il tempo di stupirsi dell'accaduto perché una inquietante nebbia riempie le strade. La fitta coltre bianca dissolve gli uomini nonappena questi ne entrano in contatto, tutti tranne il giovane motociclista, il quale sente rimbombare nella propria testa una voce sconosciuta. La voce spiega che tutti gli abitanti di Tokyo sono scomparsi, inghiottiti dalla nebbia e dispersi come sole anime alla mercé di un pericoloso criminale mascherato. La voce appartiene ad un ex-detective della polizia di nome K.K., un uomo rude ma inaspettatamente gentile che da anni ormai lavora come cacciatore di spiriti grazie ai propri poteri paranormali. L'ex-poliziotto è determinato ad acciuffare il folle che ha messo in pericolo tutta la città e, avendo perso il proprio corpo, si vede costretto a prendere possesso di quello di Akito, tuttavia il ragazzo ha molto più a cuore le sorti della sorella che non quelle della città. Curiosi di saperne di più su K.K. e perché abbia questo nome bizzarro? La breve demo gratuita fa al caso vostro.
 

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Akito non può sopravvivere senza i poteri di K.K. perché la nebbia che avvolge tutta la città lo farebbe scomparire all'istante, mentre K.K. non può fare nulla senza un corpo fisico che gli permetta di interagire con l'esterno. Nonostante una forte riluttanza da ambo le parti, i due collaborano per salvare la sorella di Akito e fermare l'odiato folle mascherato, lanciandosi così in un viaggio irto di difficoltà per le spettrali strade deserte di Tokyo, abitate da spiriti di ogni sorta portati allo scoperto dalla nebbia. I due problematici protagonisti affronteranno una crisi che coinvolge sia il mondo terreno che quello spirituale, portando le più classiche ed evocative creature del folklore all'interno di una storia intrigante e ben narrata dove il duo si vedrà costretto ad affrontare i propri dilemmi interiori, scontrandosi poi con quello che ben presto si rivelerà molto più di un semplice esaltato con una maschera spaventosa.

Ghostwire: Tokyo non riesce a proporre una storia indimenticabile, ma intrattiene alla perfezione dall'inizio alla fine grazie a personaggi particolari e credibili inseriti in situazioni davvero interessanti, il tutto animato da un contesto estremamente evocativo che fonde l'affascinante folklore giapponese in modo naturale e accattivante, spesso approfondendolo con missioni secondarie che vanno a scavare nelle tradizioni come i più classici film horror. Forte della sua impostazione atipica, Ghostwire: Tokyo riesce senza problemi a catturare il giocatore meno avvezzo agli fps con una storia incalzante e un mondo vivo - per quanto abitato solo da spiriti di persone decedute... - il tutto riuscendo a dosare alla perfezione la frenesia che ci si aspetta da uno sparatutto in prima persona senza però sacrificare le spettrali premesse iniziali da gioco di avventura story-driven, regalando senza problemi numerosi momenti di tensione con ritmi meno pressanti. Il gameplay del titolo è senza dubbio il suo aspetto più particolare, non tanto perché si spara a mitraglietta con le mani quanto perché Ghostwire riesce nella difficile impresa di unire due mondi distanti, quello degli fps e quello dei giochi di avventura horror, senza snaturare nessuno dei due, anzi, smorzando la tipica piattezza narrativa dei primi e la noiosa monotonia dei secondi per un titolo dalle atmosfere e dinamiche uniche in grado di catturare entrambe le tipologie di fan senza tradirne i gusti.
 

Ghostwire Tokyo recensione


Forte di un gameplay in prima persona, Akito avrà a disposizione diverse "armi" che renderanno le fasi action decisamente variegate e divertenti: l'arma principale è senza dubbio il potere del vento, una sorta di pistola dai colpi veloci e letali con cui trivellare i nemici dalla lunga e media distanza, a seguire troviamo il potere del fuoco con le sue devastanti bombe capaci di trafiggere il nemico e provocare grandi esplosioni. Da non dimenticare poi il potere dell'acqua con il quale scaraventare per terra i nemici vicini, i tanti talismani dagli effetti più disparati tra blocchi ad area o creazione di cespugli eterei nei quali nascondersi, l'arco e tante altre opzioni messe gentilmente a disposizione da K.K. con cui Akito metterà fuori gioco gli spettri malevoli mentre si fa strada per Tokyo. I ritmi veloci dei combattimenti rendono gli scontri estremamente divertenti e il generalmente elevato danno inflitto e subito rende le battaglie veloci e stimolanti, sebbene la non poi così grande varietà di nemici porta il giocatore ad imparare fin troppo presto i vari pattern d'attacco. A onor del vero i nemici non sono poi così pochi se si considerano le tante varianti, ma queste sebbene modifichino leggermente gli avversari con animazioni diverse o mosse aggiuntive, alla fin fine non variano di molto la loro origine e le tipologie di base restano comunque poche.

Quello che davvero permette a Ghostwire: Tokyo di brillare, elevandosi a titolo che tutti i giocatori Playstation 5 dovrebbero provare, non è però né l'ottima storia né il funzionale gamplay bensì il saggio uso del DualSense che, con le sue trovate geniali, porta il titolo ad un livello superiore. I dettagli di stile offerti dal pad sono eccezionali e capaci di immergere il giocatore ancora più a fondo nell'esperienza, rendendola di fatto unica nel panorama ludico e capace, finalmente, di far sentire la differenza tra un gioco next-gen e old-gen. Il fatto che ogni colpo sferrato restituisca una vibrazione diversa, così come la pioggia si avverta goccia per goccia è già di per sé un elemento magico che ci aveva conquistati nello spettacolare Ratchet & Clank: Rift Apart, ma è quando a queste si aggiunge la voce di K.K. che parla attraverso le casse che davvero si viene trasportati nella spettrale Tokyo, esattamente come i teneri versi di B.B. catapultavano il giocatore nella devastata America di Sam Bridges. Combattere gli spettri è ancora più divertente quando si sente sulle proprie mani la sensazione dello scocco delle frecce, così come salvare gli spiriti è molto più di una semplice pressione di un tasto visto che la vibrazione rende perfettamente l'idea di 'assorbire qualcosa'. Come non citare poi l'uso del touchscreen per i gesti rituali atti a sventare maledizioni o blocchi...
 

Ghostwire Tokyo recensione


Lo stile di Tango Gamworks si avverte nella storia, nelle numerose missioni secondarie, nei personaggi e nel gameplay di Ghostwire: Tokyo e il mix non può lasciare indifferente il giocatore, il quale si ritrova catapultato nella spettrale città deserta, abitata da spiriti maligni, yokai dalle dubbie intenzioni e tutta una serie di elementi noti del folklore giapponese che, pur non essendo la più originale tra le fonti di ispirazione, riescono a mettere in piedi un accattivante esperienza di gioco, impreziosita dalle feature uniche di Playstation 5 tra caricamenti super veloci e un ottimo uso del DualSense. Solo il tempo saprà dire se quest'ultimo titolo di Shinji Mikami entrerà negli annali, ma in questo periodo di magra per le esclusive Playstation 5 non ci sono scuse: se si è uno dei fortunati possessori della console Sony si ha l'obbligo morale di giocare Ghostwire: Tokyo perché, ad oggi, di titoli che rendono davvero giustizia alle potenzialità della console non ce ne sono quasi e privarsi di un'esperienza del genere sarebbe un vero peccato.

GIUDIZIO FINALE

Ghostwire: Tokyo è un gioco unico, stravagante ed evocativo. L'esperienza offerta dall'ultima fatica di Shinji Mikami è tra le più immersive che si possano trovare in giro non solo grazie all'efficace stile dell'autore, aspetto decisamente non da trascurare, ma anche perché le feature uniche di Playstation 5 vengono sfruttate a pieno. Tra caricamenti veloci che valorizzano ogni sessione di gioco, feedback tattile specifico per ogni azione, arma o colpo subito e una serie di dettagli a dir poco geniali, come i gesti rituali da eseguire via touchpad o la voce di K.K. che parte dal DualSense, l'avventura di Akito è estremamente immersiva, un vero must per tutti i possessori di Playstation 5 che non solo possono mettere le mani su un titolo estremamente valido sotto tutti i punti di vista, ma che finalmente sono in grado di provare un titolo che renda davvero giustizia alle peculiarità uniche della console.
Ottimo lavoro Tango Gameworks, non possiamo che augurare allo studio di continuare su questo livello qualitativo e sperare che anche le prossime esclusive Playstation 5 sappiano regalare emozioni come le, purtroppo poche, uscite fin'ora. E' davvero un bel momento per essere dei videogiocatori.


Gioco testato su Playstation 5.