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3.0/10
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Quando una commedia romantica ti porta a provare vera e propria antipatia per il 'lui' e la 'lei' coinvolti nella relazione sentimentale presa in esame, significa, per quanto mi riguarda, che si può già parlare di completo fallimento. Quando poi si aggiungono, alla lista dei fattori negativi, anche quelli di ordine tecnico e narrativo, neanche il 'feeling mancato' con i protagonisti, che è in fin dei conti strettamente legato alla soggettività, può riuscire a scagionare un'opera quale Golden Time, da un giudizio insufficiente. È J.C.Staff a prendersi l'impegno di far approdare in TV questa terza serie di light novel ideata da Yuyuko Takemiya, che sulla scia del precedente Toradora!, ottiene in patria un ottimo successo. Sicuramente non tutte le colpe della mancata riuscita di questo titolo sono da attribuire all'autrice, ma dopo aver guardato entrambi gli anime, resto dell'idea che questa donna sia veramente brava a creare personaggi che mi facciano prudere le mani. Ma tra i due è stato Golden Time a farmi storcere di più il naso, perché non ho avvertito minimamente quel fondamentale passaggio di contesto, da liceale a universitario, che il soggetto presupponeva e che avrebbe dovuto comportare. A dirla tutta mi pare proprio che ci sia stata un'involuzione rispetto al passato, in quanto i cosiddetti studenti universitari (che, a proposito, non ho mai visto sfogliare un libro) non sprecano occasione per manifestare quanto siano immaturi, incoerenti, e totalmente incapaci di imparare dai propri errori. A incarnare questa inclinazione sono un po' tutti i componenti del cast, la cui mentore non può essere altri che lei, Kouko Kaga: opprimente, svampita, viziata, piagnona, scontrosa, e soprattutto volubile, ai limiti della sanità mentale. A fare da contraltare vi è Tada Banri, per il quale non sono riuscito a provare altro che una certa pena: il ragazzo, che in seguito a un incidente, soffre di gravi perdite della memoria, funge praticamente da pedina, e non si rende mai conto di quanto misera sia la libertà di consolidare le proprie scelte. Assoggettato, fino alla fine, alle decisioni altrui, deve anche sorbirsi il martellamento di attacchi di amnesia quanto mai 'centrati' all'occorrenza nelle situazioni che la stagnante sceneggiatura richiede, al fine di smuoversi un po'. Il fatto che le continue riacquisizioni e scomparse dei ricordi di una doppia personalità (sfocianti perfino nel fantastico) costituiscano il motore trainante di tutti gli eventi cardine, lascia ben intuire quanto il copione sia minato da forzature e improbabilità, che non si risparmiano neanche nel pessimo finale. Tra i comprimari non ve n'è alcuno che risollevi la baracca, nemmeno l'onnipresente Linda, non meno detestabile della primadonna, e impegnatasi alla grande nella competizione "Vediamo chi tratta peggio il malaugurato Banri", che fa dei 'tira e molla' e della disonestà, le sue discipline basilari. L'unica presenza che sono riuscito a digerire è stata quella di Nana-senpai, palese citazione (per non dire cameo) dell'omonima eroina figlia di Ai Yazawa, forse la sola in grado di ragionare in modo lucido in mezzo a un'orda di sclerati.
Purtroppo il profilo tecnico della serie non ammorbidisce la situazione, ma la fa degenerare: siamo di fronte a uno dei prodotti peggiori di uno studio che raramente ha partorito simili mediocrità, e non c'è bisogno di indietreggiare fino a Toradora! per notare la differenza, perché nello stesso 2013 To aru kagaku no railgun S dava prova di un lavoro invidiabile. Alla povertà di animazioni e alle visibili sbavature, si accompagnano un contributo essenzialmente nullo da parte della regista Kon Chiaki, un character design cui si è riservata la medesima importanza, e un quartetto di sigle altrettanto anonime che ritraggono la solita Kouko a spararsi pose: insomma mancano solo i mesi dell'anno in sovraimpressione.
Tra i peggiori anime del 2013, e forse il più grande flop dell'anno.