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Phoenix Wright - Ace Attorney è il manga tratto dall'omonimo videogame della Capcom. Quando si dovrebbe fare una recensione bisognerebbe tenere separati i due mezzi di comunicazione e basarsi solo su quello che si sta recensendo, ma in questo particolare caso trovo che sia molto difficile farlo. Dopotutto, questo manga non è certo nato per essere letto al di fuori dagli appassionati del videogame (perché se così fosse avrebbe fallito su tutta la linea) e come tale, a mio parere, va giudicato.
Partiamo con lo specificare che "tratto" non indica che la storia racconti quello che succede nei videogame, ma sono tutte avventure inedite. Il protagonista, l'avvocato difensore Phoenix Wright, risolve una serie di casi in tribunali difendendo i clienti all'interno del tribunale e battendo i vari procuratori che si trova ad affrontare, con l'aiuto della fidata assistente Maya Fey.
Il fatto di leggere nuove avventure è sicuramente un punto a favore del manga, che invece di riprodurre pedissequamente una storia già scritta, per quanto bella, cerca di fornire al proprio pubblico (costituito, ripeto, dai solo giocatori) qualcosa di nuovo che però involve i personaggi che si sono amati nel gioco. Lo sfavore è che si tratta di casi totalmente scoordinati l'uno dall'altro, non esiste una vera trama che li colleghi o anche solo che colleghi il manga in generale, a differenza del videogame dove, nonostante fossero presenti giocate autoconclusive, spesso e volentieri c'era un collegamento comune che riguardava, se non la storia stessa, almeno lo sviluppo del personaggi. Contando che il manga esce dopo il terzo della trilogia, che è la summa di tutte le trame, dove tutti i casi sono strettamente collegati, si sente la mancanza di un filo conduttore comune.
I casi in sé sono anche carini, ma per qualcuno abituato a leggere/vedere molti gialli, non hanno un granché guizzo di particolarità ed alcuni sono facilmente risolvibili alla prima indagine, se uno ha l'occhio abbastanza esperto. Laddove i casi semplici nel videogame non costituivano un problema perché c'era la sfida di trovare l'indizio giusto al momento giusto, qui si subisce la situazione passivamente, e il fatto che i casi non siano nulla di speciale non permette di goderseli come semplice spettatore.
Tolta la trama e i casi, ciò che rimane sono i personaggi. Devo dire che in questo aspetto il manga non fallisce, sono tutti abbastanza IC e anche con qualche guizzo particolare interessante come nel caso di Franziska (a parte Phoenix che pensa a Dahilia come ad una cara ragazza, quello era un po' fuori del seminato!). Tuttavia, nonostante le loro specificità e il tentativo di riprodurre su carta le loro gag, rimane sempre un qualcosa di artificiale, l'impressione che non raggiunga il livello di divertimento nel vedere lo sviluppo dei personaggi e le loro interazioni durante lo svolgimento del gioco. Non sono caratterizzati male. e si riguardano volentieri, ma, forse vista anche l'eccessiva velocità dei casi, non vengono approfonditi abbastanza. Inoltre, spesso e volentieri non viene data importanza a cose che invece nel gioco sono fondamentali, come la possibilità per Maya di evocare gli spiriti.
Come ho detto iniziando questa recensione, il manga è chiaramente destinato al solo pubblico di appassionati, perché non è abbastanza individuale per poter essere apprezzato da uno a totale digiuno da questa serie. Tuttavia, anche per un appassionato non è una lettura così imperdibile, anzi, potrebbe ritrovarsi ad essere frustrato dalla pochezza del manga rispetto al gioco. Non è del tutto da buttare, e suppongo che pur di rivedere Phoenix in azione si possa scendere a compromessi con la semplicità del manga, ma non la ritengo una lettura così imperdibile in generale.