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Un grande lavoro di ricerca: se da un lato si fa accenno a tecnologie ormai "comuni" come le nanomacchine da un altro lato si parla già di chip neuromorfici, e all'epoca non erano un argomento così mainstream. Masamune è un nerd: note come "Vi chiederete se è possibile misurare la pressione e la temperatura con le fibre ottiche" vi possono già dare un ritratto fedele del personaggio con cui abbiamo a che fare. Quello che stranisce è che Masamune perda spesso tempo a descrivere cose sì interessanti ma inutili allo svolgimento della trama quando poi trascura dialoghi o scene che potrebbero rendere un po' più chiaro cosa sta accadendo. Questo rende il lettore distante e abbassa il livello di empatia: sembra quasi che il manga sia un trip personale di Masamune e che in quanto tale non si senta in dovere di dare spiegazioni più dettagliate. Noi stiamo invadendo il suo spazio.
In poche parole si potrebbe dire che Ghost in the Shell non è user-friendly. La sceneggiatura è complessa perché non spiega ma fa intuire. Molte informazioni vengono date senza l'enfasi narrativa tipica da manga e sono quindi più difficili da recepire. Inseguono un assassino? Magari tra un wall of text e un altro qualcuno ne rivela l'identità in modo indiretto e poi più nulla. Ve lo siete perso? Cavoli vostri. In pratica basta che siate stanchi o distratti che vi perderete informazioni basilari per la comprensione della trama: Ghost in the Shell non è un manga da leggere per passare il tempo.

Lo stile è personale. Le pagine a colori sono molte e sono una gran cosa, tant'è che quando finiscono per lasciare spazio al b/n ci si sente un po' oppressi. I personaggi sono studiati fin nei minimi particolari e gli sfondi danno un senso dello spazio. L'aria che si respira è di fumetto d'autore - anche grazie alla noncuranza dei canoni comuni - sebbene l'autore si trascini nel tratto parte di quella confusione che caratterizza l'opera. Una cosa interessante è la formazione della protagonista: la crescita di Motoko non è dovuta alle esperienze vissute ma a una specie di contatto sovrannaturale (ovviamente in chiave fantascientifica) che la avvicina al senso della vita e che in un certo senso non ne trasforma la personalità, ma la elimina e la sostituisce con una più cinica, condannata alla consapevolezza e quindi all'accettazione del suo destino.

Il problema di Ghost in the Shell è che non mi ha preso. E' una di quelle opere di cui riconosci il valore ma che non ti appassionano. E di valore ne ha, basti pensare all'influenza culturale che ha avuto, di cui l'esempio più noto è Matrix dei fratelli Wachowski. Quindi in conclusione la lettura la consiglio sì agli amanti dei manga perché è un tassello importante (sebbene per me non trascendentale) ma principalmente agli amanti del genere. Come spiega Masamune all'inizio dell'albo il cyberpunk è solamente un'iperbole della realtà. Quindi sebbene l'ambientazione (la forma) sia fantascientifica, la materia prima (il contenuto) è datata 1991. Quello che fa strano è vedere quante cose non siano cambiate da allora.