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"Iroduku: The World in Colors" è un anime di tredici episodi andato in onda dall'ottobre al dicembre 2018.

Ambientato nella città di Nagasaki, la storia vede come protagonista Hitomi Tsukishiro, una ragazza di diciassette anni che ha difficoltà a provare emozioni dopo aver perso da bambina la capacità di vedere i colori. Hitomi è, inoltre, una discendente di una famiglia di maghi e sua nonna Kohaku, in particolare, è considerata una potente maga. Sentendosi dispiaciuta per la nipote, l’arzilla vecchietta decide di mandarla indietro nel tempo nel 2018 quando Kohaku stessa era un’adolescente. In quest’epoca, Hitomi conoscerà i membri del club di arte e fotografia, forgiando dei profondi legami e ricominciando pian piano a vedere i colori e a riconnettersi con i propri sentimenti.

Come si può subito intuire dalla trama, quest’anime è davvero molto semplice. La vita dei personaggi principali scorre tranquilla, tra attività quotidiane e "banali" come festival scolastici, sessioni di fotografia, campo di ritiro estivo e tutti quegli eventi che si vedono nei normali anime scolastici. La particolarità sta, però, nel pizzico di magia che trasforma questi ordinari momenti in attimi unici e irripetibili. Sebbene non si possa ignorare la lentezza con cui gli eventi si svolgono devo dire che, dal mio punto di vista, li ho trovati molto rilassanti, sia perché arte e fotografia sono mie grandi passioni, sia perché i personaggi sono tutti piuttosto interessanti.
I membri del club sono, infatti, dei normalissimi adolescenti. Potrebbe sembrare ovvio ma personalmente trovo i liceali negli anime sempre un po’ troppo calati nel ruolo stereotipato che gli viene assegnato. Yuito, Chigusa, Kurumi, Asagi e Sho sembrano, invece, dei normali ragazzi che potresti conoscere nella vita di tutti i giorni; certo, le loro personalità non sono perfettamente delineate ma, in fondo, chi è in grado di definire il proprio io già durante le superiori? Questi ragazzi mi sono piaciuti molto, si prendono in giro, non si scusano ogni due e tre, alcuni sono più timidi mentre altri più solari ma sempre all'interno dello spettro di una normale personalità.
Discorso diverso è, invece, quello delle due maghe. Kohaku adolescente è un uragano, con una personalità spumeggiante e allegra, dotata di un grandissimo carisma che ti impedisce di toglierle gli occhi da dosso. Hitomi, invece, è esattamente l’opposto. Sicuramente capisco che l’idea di base fosse quella di mostrare una ragazza chiusa e incapace di manifestare le proprie emozioni che poi pian piano cresce come persona, ma la protagonista sembra proprio una morta che cammina. Un po’ di gioia di vivere, ragazza mia, forza! Ho trovato davvero molto, troppo calcato questo profondo grigio che attanaglia il personaggio di Hitomi, che inizia a riprendersi e ad aprirsi solo verso la fine dell’anime ovvero un po’ troppo tardi per quanto mi riguarda.
Parlando del finale, un punto a favore dell’anime è sicuramente la conclusione definitiva delle vicende, aspetto molto raro di questi tempi, anche se mi ha lasciato qualche curiosità che avrei voluto vedere soddisfatta.

Dal punto di vista del comparto tecnico, nulla da eccepire. Essendo incentrato su fotografia e arte e, in generale, su cosa significhi vivere in un mondo senza colori, i fondali, la grafica e le animazioni sono molto curate e davvero belle a vedersi. Ottima anche la colonna sonora, in particolare mi è piaciuta moltissimo l’opening.

Riassumendolo in una frase o meno: "Sicuramente un anime non esente da difetti ma che si lascia vedere piacevolmente coinvolgendo lo spettatore in una quotidianità speziata da un pizzico di magia."