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8.0/10
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A ormai sette anni di distanza dall’ultima ristampa, torna nelle fumetterie il manga di “Cowboy Bebop”, ispirato alla celebre serie animata di Shin'ichirō Watanabe, che sul finire degli anni ’90 decise di scrivere una delle pagine più importanti della storia dell’animazione giapponese. Composto di soli tre volumi, il manga si pone l’ostico obiettivo di far rivivere, almeno in parte, le vicende di Spike e della ciurma del Bebop.

In un futuro imprecisato, non troppo lontano dal nostro, dove la Terra non è più abitabile e l'essere umano ha cominciato a colonizzare altri pianeti, si sono resi possibili i viaggi tra i corpi celesti grazie allo spazio a differenza di fase. Nonostante il notevole progresso fatto dall'umanità, però, continuano ad esistere organizzazioni mafiose e criminali, che la polizia cerca di tenere a bada anche grazie al lavoro dei cacciatori di taglie, uomini e donne pronti a tutto pur di ottenere la propria ricompensa, come la ciurma del Bebop, composta da membri eccentrici e carismatici: l’ex affiliato dei Red Dragon Spike Spiegel, l’ex investigatore dell’ISSP Jet Black, la truffatrice Faye Valentine, la geniale hacker Radical Edward e ultimo, questa volta per importanza, il Welsh Corgi, dotato di un’intelligenza quasi umana, Ein.

Ambientato prima del finale dell’anime, il manga racconta, in perfetto stile Bebop, alcune storie inedite, che vedono coinvolti i nostri Space Cowboy preferiti. Storie nuove, come quella della cantante vagabonda alla ricerca del padre o quella della truffatrice, vecchia conoscenza di Faye, che si rifà viva dopo tanto tempo. Storie rivisitate, come Black Diamond, che riprende molto da vicino la puntata della serie, Black Dog Serenade. Storie e pagine permeate, almeno in parte, di quella che è la vera essenza dell’anime, di cui, però, mancano le sue componenti fondamentali: la strepitosa regia di Watanabe e le indimenticabili musiche, di stampo blues e jazz, che rappresentano il grande Leitmotiv della serie.

Leggendo le pagine del manga e ricordando la serie animata, dunque, mi sono reso conto che replicare, in forma cartacea, un capolavoro di tale fattura era praticamente impossibile. Allo stesso tempo, però, la possibilità, più unica che rara, di rivedere in azione per un’ultima volta la ciurma al completo, mi ha reso felice, perché personalmente ho amato con tutto me stesso quei quattro figli di una buona donna, abituati a vivere alla giornata e senza certezze sul futuro. E sono dell'avviso che, davanti alla vera felicità, non ci sono trame confusionarie o disegni in alcuni momenti rivedibili che tengano. La Bebop è e resterà per sempre la Bebop. La Bebop è, e resterà per sempre, casa.

See you Space Cowboy…