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Proprio per capire meglio la seconda stagione di "Jaku-chara Tomozaki-kun" ("Bottom-tier Character Tomozaki"), sono andato a recuperare la prima e, in effetti, ha senso vedere la "2nd Stage" solo dopo la prima, pena in difetto l'impossibilità a capire il punto di partenza della nuova serie di tredici episodi usciti nella stagione invernale 2024, dopo la prima trasmessa nel 2021.
Sono consapevole che si tratti di una considerazione banale e lapalissiana, ma doverosa, perché le due serie sono consequenziali a livello logico e temporale, e la visione della seconda non consente di capire determinate situazioni descritte nella nuova serie di episodi.

Le due serie sono tratte dalla omonima light novel di Yuuki Yaku, pubblicata a decorrere dal 2016, ancora in corso, pertanto premetto che anche la seconda serie, pur essendo in un certo senso autoconclusiva, lascia molti temi e aspetti ancora aperti, che probabilmente vedranno una possibile soluzione con una terza serie che recepirà l'avanzamento della light novel.

L'idea di fondo introdotta dalla prima serie mi era parsa interessante e intrigante: la protagonista Aoi Hinami, studentessa delle superiori che incarna l'archetipo del personaggio vincente e perfetto secondo i canoni morali e sociali giapponesi, scopre con suo sommo disappunto che in un videogioco l'unico che riesce a batterla a livello nazionale è proprio il suo compagno di classe Fumiya Tomozaki, il classico otaku disadattato, misantropo e perennemente "arrabbiato" con tutto e tutti.
Aoi si pone la "missione" ("giapponese" fino al midollo...) di costringere Fumiya a cambiare e a diventare una persona meglio inserita nel "sistema" sia a livello individuale sia a livello sociale, lavorando come una sorta di "mental coach" su di lui.

Mi fermo per non rovinare la visione della prima serie. Mi preme solo evidenziare che nel percorso di "riabilitazione" del solito otaku ci saranno le solite situazioni tipiche delle rom-com scolastiche, più tante situazioni slice of life con qualche spunto interessante che mi richiamano alla memoria altre serie che ho visto (tra le tante, il celberrimo "Oreigairu", "Aobuta", ma anche "ReLife" o il più recente "Romantic Killer"), tralasciando opere "monumentali" come "Welcome to the NHK" o "Watamote", di ben altro tenore (più di denuncia) e spessore sul mondo otaku.

Se la prima mi era comunque piaciuta, al netto di qualche forzatura e ingenuità, la "2nd Stage" non mi ha entusiasmato.
Non voglio scrivere che mi ha deluso, perché non cerco mai di partire con delle aspettative, limitandomi a osservare cosa propone l'anime, ma, avendo visto di recente la prima serie, devo osservare che, probabilmente, la seconda o traspone una parte della storia della light novel che probabilmente è meno coinvolgente o sceneggiatore e regista non sono riusciti a rendere al meglio una parte della storia che già di suo non brillava per ritmo e coinvolgimento.

Purtroppo, buona parte dei tredici episodi sono caratterizzati da una eccessiva lentezza e una "mostruosa" verbosità, aggravate dalla circostanza che gli episodi sono dedicati sostanzialmente a soli due archi narrativi (l'episodio del bullismo di Hanabi - Tama-chan - ad opera di una compagna di classe e il Festival Culturale con la rappresentazione di un'opera sceneggiata dalla compagna Fuuka Kikuchi), con il primo cui vengono attribuiti troppi episodi per come poi si risolve la questione, mentre al secondo viene dato particolare (troppo) peso alla collaborazione tra Fuuka e Fumiya nella scrittura e modifica del testo della sceneggiatura, sebbene entri in gioco la estrosa Minami Nanami a scombussolare un po' l'andamento fin troppo lineare e composto della serie.

Mancando il ritmo e non trattandosi di un'opera meramente visiva e metaforica (per intenderci, non è "Tenshi no Tamago", capolavoro di M. Oshii, o "Serial Experiments Lain", altro must watch dell'animazione giapponese del passato), "salgono in cattedra" i dialoghi (e, soprattutto, i monologhi interiori).
Per questo aspetto sono costretto ad osservare che molti passaggi della serie li ho percepiti come estenuanti e quasi fuori luogo, atteso che "Bottom-Tier 2nd Stage" è un anime ambientato a scuola che narra delle interazioni tra ragazzi di sedici-diciassette anni.

Le lunghe chiacchierate di strategia in cui Fumiya assurge al "ruolo" di Aoi della prima serie (ossia l'eminenza grigia degli eventi e delle situazioni dei compagni e degli amici) alla fine risultano noiose, surreali e snervanti, al pari della sua amletica indecisione nell'evolvere in un "normie" a tutti gli effetti.
Nella prima serie, Fumiya e Aoi erano un po' "antagonisti", e il primo ha cercato di reinterpretare i consigli e le indicazioni di Aoi in modo anche personale (significativo il rifiuto di Fumiya di mettersi assieme a Fuuka, perché indicato e in qualche modo favorito da Aoi...). Pertanto, c'era un po' di "dialettica" per un messaggio che in fondo in fondo si poteva valutare come una sorta di dimostrazione che gli otaku non sono solo dei misantropi complessati e ossessionati dal mondo virtuale, ma delle persone che, se messe anche alla prova senza pregiudizi, riescono a dare la loro "visione delle cose e della vita" che non è poi così negativa come la si vuol rappresentare.

Fumiya nella seconda serie diventa un "clone" di Aoi (che resta comunque inarrivabile per lui) e alla fine porta a compimento tutti i task che questa aveva fissato per lui, inclusa la tanto agognata svolta "romance", sulla quale lascio allo spettatore l'eventuale apprezzamento (o meno) a seconda dei propri gusti.

Di certo, Fumiya ha un'ulteriore evoluzione e la si apprezza chiaramente nel corso della seconda serie, che comunque mi è sembrata interlocutoria, perché lascia alcuni punti salienti della storia ancora "sospesi" o "irrisolti".

A mio avviso, il principale è il personaggio di Aoi Hinami. Nei vari episodi è presente, ma le viene concesso molto meno spazio rispetto alla prima serie, in cui è sostanzialmente la mattatrice nel bene e nel male. Nella sua recita di personaggio perfetto, nascosto sotto una maschera impenetrabile, si intuisce un minimo di "dark side of the moon", ma non abbastanza per capire cosa realmente nasconda la sua personalità e il suo modo di essere e di voler primeggiare in modo competitivo ma non distruttivo per gli altri su tutto. Così come rappresentata in superficie, passa per la redentrice di un otaku e la alfiere della weltanschaaung giapponese della vita.

La svolta romance di Fumiya, affrontata al culmine del Festival Culturale della scuola, e ahimè al termine della serie, lascia più di un interrogativo sull'alchimia della nuova coppia, legata anche e soprattutto alla sua personalità così insicura, indecisa e "passiva", che si fa un po' fatica ad abituarsi al suo "cambiamento" repentino in cui ragiona sempre più come un "normie".

Pesa l'assenza (o meglio il decrescere dell'importanza) del parallelismo/contrasto tra realtà virtuale e quella reale. Il mondo dei videogiochi passa in secondo (anche in terzo) piano e tutta la rivalità con Aoi, cardine della prima serie, cede il passo al gioco di strategia della vita reale.
In apparenza sembra l'evoluzione positiva di Fumiya, ma il cambiamento rispetto al finale della prima serie è comunque piuttosto netto, e il messaggio finale che questa seconda serie sembra trasmettere è quello che il "sistema" (se in questo modo possa essere definito l'insieme delle convenzioni e regole di vita di comunità) va combattuto dall'interno con perseveranza e determinazione, non isolandosi completamente a modo di rifiuto di tutto ciò che la vita sociale rappresenta in negativo, rinunciando anche a quegli aspetti positivi a cui ogni adolescente non dovrebbe rinunciare.

Un messaggio un po' "di regime" che non mi ha entusiasmato, più che altro per la "linearità" logica con cui il protagonista perviene comunque all'obiettivo posto dalla "manipolatrice" Aoi, di cui Fumiya sembra aver assorbito a suo modo gli insegnamenti oggetto di estenuanti sedute di "menthoring".

Probabilmente, in una eventuale terza serie si potrà capire qualcosa in più del senso profondo della storia (sempre che ne abbia uno...); valutata "stand-alone", "Bottom-tier Character Tomozaki 2nd Stage" perde un po' di smalto e di interesse rispetto alla prima serie, tanto da non sentirmi di consigliarne la visione se non a coloro che hanno apprezzato la prima e sono curiosi di vedere l'evoluzione della storia.