Qualche settimana fa è uscito La Terra di Mezzo: l'Ombra della Guerra, e pochi giorni prima dell’uscita si diffuse una voce la quale sosteneva che il titolo avesse un secondo finale.

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In pratica una volta completata la quest principale e ottenuto il finale della storia, c’era un secondo finale (un po’ come in Arkham Knight). Il rumor sosteneva che per poter ottenere questo “vero finale” bisognava spendere almeno 40-50 ore in farming ripetendo varie azioni, e che l’unico modo alla fin fine per arrivare a quest’epilogo era utilizzare le microtransazioni per velocizzare il grinding. I videogiocatori ovviamente sono rimasti disgustati da tale situazione, dover pagare per poter vedere il finale di un gioco acquistato a prezzo pieno, assurdo. Ma una volta uscito il titolo, la situazione non era così grave, si esisteva davvero un secondo finale, e sì, era necessaria la ripetizione di un certo numero di azioni (che richiedevano molto tempo) per poterlo sbloccare, ma non era necessario ricorrere per forza di cose all’acquisto per velocizzare il tutto. Altro episodio che vede coinvolte le microtransazioni riguarda Star Wars Battlefront II, in particolare la questione delle Loot Crate acquistabili anche (e non solo quindi) utilizzando valuta reale. Nei bauli è possibile trovare vari ogetti fra cui le star card che potenziano i nostri personaggi, questo come abbiamo affermato nell’articolo dedicato al titolo potrebbe creare forti divari online.
 


Tutto questo ha riportato alla ribalta la questione dei videogiochi come servizio, di cui anche noi ci siamo occupati con un articolo. La maggior parte dei videogiocatori è completamente contraria alla questione delle microtransazioni, soprattutto nel single player, questi sostengono che gli sviluppatori per incentivare l’utilizzo della moneta reale inseriscano di proposito delle sezioni monotone all’interno del titolo. Affermazioni di questo tipo sono a livelli di complottismo puro, perché mai gli sviluppatori dovrebbero creare delle sezioni noiose di proposito? Se la microtransazione aiuta a raggiungere l’obbiettivo prima, ma questi è raggiungibile anche senza, dov’è il problema?

La questione non è tanto la microtransazione in sé o il DLC, ma il come questi mezzi vengono usati all’interno del gioco. Se l’espansione viene usata come nel Prince of Persia in Cel shading allora abbiamo un problema, se l’acquisto in valuta reale nel titolo viene utilizzata per sbilanciare il multiplayer (pensate al sistema brevettato da Activision è scoperto da Rolling Stone per favorire le microtransazioni), anche qui abbiamo un problema. Ma se parliamo di aggiunte che non minano in alcun modo la fruibilità del titolo o lo vanno a sbilanciare, dov’è il problema? L’intera polemica sembra una resistenza all’evoluzione del medium videoludico, insomma per capirci in determinati casi sembra che ci si lamenti di come si è evoluto il videogioco, a prescindere da come vengono usati questi strumenti. Inoltre si tende sempre a generalizzare sul fenomeno senza mai distinguere caso per caso. Ora vi chiedo, voi cosa ne pensate dell’intera questione?

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In conclusione vorrei lasciarvi con un altro quesito. Ma non pensate che siamo noi stessi che foraggiamo l’uso distorto di questi mezzi? Guardate ad esempio il caso citato di Prince of Persia, o anche i vari DLC di Call of duty che vendono sempre tantissimo, nonostante il prezzo eccessivo (inoltre non svalutano mai manco fossero una Ferrari).