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Chi non ha mai pensato di fronte ad una difficoltà o fallimento: “…If I could turn back time”…?

“Remake our lives! - Bokutachi no Rimeiku” si basa sul desiderio (come vedremo, esaudito) del protagonista Kyouya Hashiba, ventottenne laureato in economia e creatore/sviluppatore di videogiochi, di tornare indietro nel tempo di 10 anni per reiniziare la propria vita e “correggere” la propria decisione in merito agli studi universitari e la conseguente carriera lavorativa.
Al termine degli studi superiori, Kyōya, pur potendo, decise di non seguire la propria passione di studiare all’università delle belle arti e di frequentare un più convenzionale corso di economia.

Attenzione: la recensione contiene diversi spoiler!

Il protagonista, la cui storia è ambientata nel 2016, dopo il fallimento lavorativo e senza mezzi si ritrova a dover rientrare dai genitori. Durante il viaggio di ritorno a casa ha modo di vedere che tre esperti di creazione di videogiochi e animazioni, soprannominatati come la “Generazione di Platino”, hanno raggiunto l’apice del loro successo.

Prova a cercare nuovamente una nuova occupazione e riesce in modo “casuale” a trovarne ancora entrando in contatto con un personaggio, che ritroverà nel passato, Eiko Kanegawa, che si dimostrerà manager di una nota azienda di produzione di videogiochi. Anche questa esperienza purtroppo sarà fallimentare. Sempre più solo e disperato, nella propria camera occupata da ragazzo trova, grazie alla sorella, la lettera di ammissione all’Accademia delle Belle Arti e il rimpianto e la disperazione prendono il sopravvento, riflettendo ancora una volta sugli errori commessi nella scelta degli studi. Si addormenta esausto e al risveglio si ritrova nella stessa casa ma col calendario indietro di 10 anni esatti (2006). Dopo il primo sbandamento iniziale, realizza che ha ancora l’opportunità per svoltare la propria vita iniziando gli studi artistici all’Università delle Belle Arti.

Ed ecco palesarsi un primo punto di debolezza della trama: l'espediente utilizzato per il viaggio nel tempo del protagonista sembra molto “casuale” nel senso che non è assolutamente costruito, spiegato o motivato (se non nella disperazione del protagonista?). Sebbene non sia un cultore delle storie imperniate sui viaggi nel tempo, la modalità introdotta dalla storia è poco credibile e molto debole, anche alla luce dell’apparizione altrettanto “più o meno casuale” di un personaggio (Keiko Tomioka) che poi si rivelerà depositaria di una sorta di potere di viaggiare nel tempo… Il ruolo di Keiko lo potremo solo intuire al termine della serie ed è abbastanza inquietante: sembrerebbe una sorta di guardiano soprannaturale (per il potere che possiede) che veglia sulle azioni di Kyōya e le giudica se siano degne o meno dei salti temporali.

Altro punto un po’ “così e così” si trova nella narrazione della vita di Kyouya ambientata nel 2006: il protagonista si sveglia in una casa che divide guarda caso con altri tre compagni di università che poi si riveleranno proprio i tre componenti della tanto ammirata e vincente (nel futuro) “Generazione di Platino”. Si tratta di: Aki Shino (di cui nel 2016 aveva come sfondo nel cellulare un suo splendido disegno); Nanako Kogure (che inizia come attrice per poi scoprire il suo enorme talento canoro come N@na); Tsurayuki Rokuonji (grande talento di narratore).

Il racconto, a parte un po’ di scene e situazioni vagamente erotici (o “ecchi” – data l’avvenenza delle ragazze coinquiline di Kyouya e l’attrazione che inizieranno a provare nei suoi confronti) che danno un po’ di sensualità alla trama col rischio di sembrare un po’ fanservice, scorre lieve e illustra una storia di amicizia tra i compagni di casa e dell’università. Tra loro e con gli altri compagni di corso si instaura un ottimo rapporto di conoscenza/amicizia e i corsi, le lezioni e le attività didattiche diventano l’occasione ideale per cementare sempre più le relazioni e approfondire la loro conoscenza e stima. Nelle varie attività didattiche c’è sempre e comunque la rivalità e la volontà di spiccare tra gli studenti, ma è sempre sviluppata in modo “sano” e positivo nell’ambito della “sportività” o riconoscimento dei valori altrui.

Kyōya, nella sua personale rivisitazione del passato, approfitta dell’occasione per cercare di cambiare il suo futuro e coltivare il suo sogno: diventare un creatore di videogiochi. E dimostrerà, anche grazie al fatto che in fondo è una persona di 18-19 anni con l’esperienza maturata nel futuro di uno di 28, di saperci fare assumendo un ruolo sempre più preponderante di guida nei confronti degli altri potenziali appartenenti alla Generazione di Platino e di Eiko Kanegawa. Dimostra di essere un perfetto “problem solver” con l’innata capacità di convincere persone del tutto diverse tra loro a seguire i suoi consigli per il raggiungimento degli obiettivi e scopi (che spesso lui confonde con il bene comune). Paradigmatica è l’esperienza della creazione di un videogioco per raccogliere fondi per consentire a Tsurayuki di continuare gli studi… ma anche il tutoring a Nanako per convincerla delle sue capacità canore. Tale capacità organizzativa, lungimiranza, carisma, menthoring e coaching finisce per “soffocare” l’ispirazione degli altri tre coinquilini che in più riprese dichiarano di affidarsi a lui nell’esecuzione dei compiti che assegna loro, fino a “inaridirla”. E qui ci vedo una nota "polemica" alla società nipponica che tende a soffocare con la sua organizzazione i talenti che non sono "coerenti" con il sistema...E così Kyōya si rende conto che, nonostante i suoi sforzi fatti solo per valorizzare i suoi amici si sono rivelati un boomerang nei confronti di Aki, Nanako e soprattutto Tsurayuki e in preda alla disperazione (realizza che anche se non fosse intervenuto nel passato, la Generazione di Platino sarebbe diventata comunque famosa) si addormenta e si risveglia nel 2018!

In questo futuro riscritto è spostato con Aki (!!!) e padre di una bimba. Lavora nella stessa società di videogiochi con Eiko. Ha così modo di capire la portata delle sue azioni nel futuro: di Tsurayuki non troverà alcuna notizia, Nanako stava per terminare le sue performance canore on line sotto lo pseudonimo di N@na e Aki ha sprecato il suo talento nel disegno limitandosi a fare la casalinga… Dopo l’ennesima dimostrazione di capacità organizzativa e manageriale fatta per salvare questa volta la collega Eiko, si pente nuovamente di essere intervenuto per cambiare il corso delle cose e continua a struggersi per quello che ha fatto nei confronti dei tre amici. Dopo un significativo confronto con Eiko (che per scuoterlo dai sensi di colpa che lo attanagliano da tanti anni, gli dichiarerà di ammirarlo profondamente e di averlo amato), Kyōya matura definitivamente l’idea di voler tornare nel 2006-7 per fare in modo che i tre amici ritornino ad essere la generazione di platino.

E qui c’è un’altra “falla” della trama: la storia con Aki e la paternità. Non si capisce perché ci viva assieme visto che 12 anni prima si erano solo baciati e nulla più e nel 2018 non c’è nessun segnale da parte di Kyōya di amore vero nei suoi confronti, visto che è disposto a ricambiare il futuro tornando nel passato col rischio che potrebbe non avere più come compagna Aki e la bambina… E allora potrei anche pensare che si è messo con Aki per senso di colpa...(!!!). Tale contraddizione viene evidenziata dall’immancabile Keiko che riapparendo nell'ultimo episodio fa la morale a Kyōya analizzando quanto fatto dal 2006 al 2018: dalla volontà di Kyōya di tornare indietro quando nel nuovo futuro aveva tutto (famiglia e successo nel lavoro) al suo intervento nel passato non egoista, ma finalizzato a fare del bene...

Della serie mi sono piaciuti molto gli episodi della nuova vita di Kyōya nel passato (2006): la routine della vita da universitari, la freschezza della gioventù dei personaggi mi ha suscitato parecchia nostalgia…
Non funziona ahimè molto l’architettura complessiva della storia e il protagonista: torna nel passato per se stesso salvo poi limitarsi a compiere azioni che, per fare del bene secondo la sua concezione, danneggiano chi ne beneficia…
Men che meno convince l’ambientazione nel 2018: ha sostanzialmente tutto ma è divorato dal profondo senso di colpa che nutre verso i suoi amici di università e per questo ritorna indietro, costi quel che costi. Sulle altre tematiche direi che ci sono dei semplici abbozzi e i personaggi che a vario titolo compaiono nel 2006 e nel 2018 sono un po’ piatti, ad esclusione di Eiko che dimostra un certo spessore e concretezza.
Aki è di una passività disarmante sia come ragazza sia come madre e moglie… e un po' stereotipata nel cliché della creativa un po' (tanto) svampita, sognatrice e infantile.
Kyōya è solo un bravo ragazzo che confonde e sovrappone la propria realizzazione professionale a quella degli amici determinando effetti collaterali distopici. Apprezzabile solo per la sua capacità di non arrendersi di fronte ai problemi che nascono anche dalle cose più semplici.

Posso terminare che ne consiglio la visione a coloro che cercano un prodotto "leggero" che al tempo stesso suscita qualche riflessione. Ma nulla più.